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Bracco
Il Bracco è una piccola località appoggiata sul crinale di una collina che divide Moneglia da Castiglione Chiavarese. Sorge lungo l'antica via romana Luni-Boron-Velleia, a 400 metri sul livello del mare. Per la sua privilegiata posizione offre al visitatore un panorama davvero incantevole, che guarda su Moneglia e le sue frazioni , lato mare, e su Castiglione Chiavarese, Campegli, Frascati e persino il lontano santuario di Velva volgendo lo sguardo sulla costa appenninica opposta. 
Il toponimo Bracco deriva secondo studi storici da "Brac", un antico lemma anteriore al periodo romanico che significa "luogo aspro e deserto".
 La via del Bracco non ebbe mai un intenso traffico commerciale ed era difficile compiere viaggi in comitiva. Venivano presi di mira in modo particolare i corrieri postali che, essendo obbligati ad orari prestabiliti, si esponevano a grossi rischi, soprattutto quando trasportavano ingenti somme di denaro. Nella seconda metà dell'Ottocento, in piena epoca delle diligenze, divenne tristemente famosa la Casa Rotta, rifugio di una efferata famiglia di malfattori. Anche nell'immediato dopoguerra si hanno notizie di aggressioni e violenze da parte di banditi: fermavano autocarri ed automobili e i mitra avevano preso il posto delle scimitarre. Chi non viaggiava in colonna in quegli anni, scortato prima dalle camionette degli alleati e poi da quelle dei nostri Carabinieri, correva brutti rischi.Oggi tutte queste storie di briganti sono solo un lontano ricordo e anche la stazione della Polizia Stradale, venne chiusa il 19 agosto del 1971.Però il Bracco va ricordato anche e in modo particolare per il passaggio di illustri personaggi. Ambasciatori, regnanti, parlamentari, poeti, inventori, dignitari ecclesiastici, ecc., ai tempi della "diligenza", vi si fermarono per il cambio dei cavalli, per ristorarsi ed eventualmente alloggiare nella secolare trattoria degli Ameghino, denominata Davidin. Nel 1294, in ritorno dalla Persia, l'ambasciata che il Re d'Inghilterra aveva mandato al Gran Kan, fece la strada di Avenza, Ceparana, Padivarma, Mattarana, Bracco, Recco e Genova. Allora la trattoria degli Ameghino ancora non c'era. Luca Cambiaso, il principe della pittura linguistica, in una lettera ad un suo amico, fece cenno alla trattoria degli Ameghino. Nel 1784 vi passò a cavallo l'imperatore Giuseppe II. L' 11 luglio 1809 vi sostò, prigioniero dei francesi, il pontefice Pio VII.Alessandro Manzoni in una lettera del 7 agosto 1827, descrisse all'amico Grossi, il panorama che ammirò passando dal Bracco. Nel 1830 transitò Giuseppe Mazzini; Giuseppe Garibaldi quando si recava a Chiavari in visita al proprio cugino, spesso salì al Bracco sempre ospite degli Ameghino. E poi nel 1848, si ricorda il passaggio del prete patriota torinese Vincenzo Gioberti. Nel 1853 il famoso musicista Riccardo Wagner passò dal Bracco, diretto a La Spezia. Proclamata l'unità d'Italia nel 1861, gli abitanti del Bracco videro il passaggio del primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia, diretto alla volta di Firenze. Nel 1878 Teodoro Roosvelt, presidente degli Stati Uniti, nel suo viaggio di nozze, si recò a Genova passando per il Bracco; viaggio che volle ripetere venticinque anni dopo nel 1903. Alla regina Elena di Savoia con i figli, venne servito il pranzo nella sala della trattoriaDavidin. Anche Guglielmo Marconi passò più volte dal Bracco a ristorarsi presso la trattoria. 
Oggi il Bracco è ancora un piccolo villaggio, abitato da persone profondamente e giustamente legate alle proprie tradizioni e alle proprie radici culturali. Comportamenti, usanze ed abitudini scandite da quei ritmi che lasciano lo spazio alla gente per ritrovarsi, incontrarsi, magari sostare nel piccolo caruggio del borgo a scambiarsi qualche chiacchiera. Quel piccolo villaggio, appoggiato sul crinale di una collina che divide Moneglia da Castiglione Chiavarese, il mare dagli appennini, attraversato oggi dall'Aurelia e che sembra essersi divertito ad osservare il passaggio di una piccola parte della storia d'Italia. E la storia non è ancora finita.

Casale

Comeglio

Facciù

Lemeglio
La posizione assolutamente invidiabile del paesino ha contribuito, nel tempo, a rendere questo piccolo paradiso, tra cielo e mare, un rifugio per molti turisti. Le case, tipicamente liguri, si raccolgono tutte intorno alla chiesa di Santa Maria Assunta che sorge sulla sommità di un’ampia scalinata scavata nella roccia e la facciata denota i caratteri tipici del gotico ligure, con paramento a fasce alternate in marmo bianche e nere. Questa è una costruzione assai piccola (m 16,5x m 10), divisa da tre navate mediante un solo pilastro per lato. Anticamente aveva quattro altari ora ridotti a tre. Il campanile è provvisto di sole due campane una delle quali porta la data del 1350 e l’incisione “Ave Maria”. Da segnalare un’opera del Procaccino raffigurante San Carlo.
Dal paese è possibile raggiungere gli scavi archeologici di Monte San Nicolao. Questa zona in epoca medioevale, era crocevia di importanti vie di comunicazione, comprese le famose “Via Francigena” e “Via Romea”; e per questo era necessaria la presenza di strutture di accoglienza per viandanti e pellegrini: gli hospitalia. Uno di questi era l’Hospitale de Petre Colicis, oggi identificabile con Monte San Nicolao. Vicino a questo albergo, le indagini archeologiche hanno portato alla luce una chiesa romanica, dalla planimetria  a forma di croce latina con tre absidi semicircolari e delle sepolture.

Littorno

S.Lorenzo
L’edificio è molto semplice e sia la chiesa sia il campanile, dove rimane ben visibile la costruzione originaria, sono in pietre quadre.
E’ tradizione che la prima chiesetta di S.Lorenzo, risalente all’epoca tardo romana, sia stata distrutta da Rotari, re dei Longobardi, intorno al 641-642. Ricostruita, venne nuovamente distrutta dal Barbarossa nel 1190. Sulle sue fondamenta venne edificata l’attuale chiesa.Sappiamo che la costruzione venne completata prima del 1224 grazie ad un atto stipulato in quell’ anno nel castello di Monleone e in cui veniva citata la località Chiesa Nuova, ad ecclesiam novam, confinante con il cimitero di S. Lorenzo. Nel 1246 in un atto testamentario, un certo Fusco di Casale, beneficò la Chiesa e nel 1265 Oberto di Castello le lasciava un legato. Nel 1300 Moneglia divenne podesteria autonoma da Sestri Levante e da essa dipendevano le ville e i castelli di : Lemeglio, Deiva, Mezzema , Agnora, Littorno, Scaro, Stozio, Comeglio, Campo soprano, Campo sottano, S.Saturnino, Tessi, Borghetto, Bracco, Casale, Vallecalda, Chiesanuova (ora S.Lorenzo) e Curva.
Fino al XV sec.  S. Lorenzo era la chiesa parrocchiale, la cura d’anime fu ceduta a S. Giorgio in Moneglia nel 1415 come conseguenza dello sviluppo del borgo marinaro. Nel 1568 la chiesetta venne fatta restaurare, a sue spese, dal Cardinale Clemente Dolera . 1741 Chiesanuova compare nell’indice di tutti i luoghi formanti il capitanato di Levanto  compilato dal brigadiere del genio della Repubblica di Genova e cartografo Matteo Vinzoni. 
La tradizione riporta  che  nell’antichissimo obitorio trovassero riposo anche defunti delle comunità di Casarza Ligure e Castiglione.
Legata al folclore popolare è la leggenda che vuole un grande tesoro nascosto alla sinistra della chiesa, almeno stando al racconto di un ladro in cella

S.Saturnino
San Saturnino si presenta al visitatore come un intreccio di viuzze e scalinate in pietra arenaria su cui si affacciano pittoresche case in pietra e ardesia o strette  costruzioni, che si sviluppano su più piani, dalle facciate  rosa e giallo tipiche della tradizione architettonica ligure. Fulcro del paesino è la chiesa Parrocchiale che troviamo nell’estremità inferiore della frazione.Non si hanno dati precisi circa la costruzione e la pianta della chiesa originaria ma si sa che era a due navate e che fu in parte distrutta dal crollo del campanile, colpito da un fulmine, e, riedificata conservando solo l’antico coro, fu ultimata nel 1800. La struttura finale della chiesa è ad un’unica navata centrale arricchita da quattro cappelle mezzo incavate. In una di queste si venera la Santissima Vergine del Rosario, la cui statua appartiene alla scuola del Maragliano. Di grande bellezza sono gli scanni in noce del coro, dono del Cardinale Clemente Dolera alla popolazione monegliese.
Nel 1865 venne restaurata ed arricchita da un affresco di Giuseppe Canevelli con l’iscrizione: “Ad honorem S.Saturnino Episcopi martyris Ecclesiae Tolesanae-ornata anno MDCCCLXV”. 

Tessi